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Una storia di Burzum: Parte X - Il dìo bianco

Come già potreste sapere, miei cari signori e signore e anche altri individui, io non sono amico della cosiddetta cultura moderna del black metal. Essa è un'insipida, gretta parodia del cosiddetto black metal norvegese degli anni 1991-1992, e se fosse stato per me, essa avrebbe avuto la sua disonorevole fine il più presto possibile. Tuttavia, piuttosto che rinunciare alla mia stessa musica, solo perché altri ne hanno imbrattato il nome affermando di aver qualcosa in comune con essa, io le resterò fedele. I "black metallers", con ogni probabilità, continueranno a "caricarsi", ad "essere sconvolti" e a comportarsi in tutti i modi come lo stereotipo del negro; probabilmente continueranno a farsi tatuaggi tribali stranieri, a vestirsi, camminare, parlare, apparire ed agire come omosessuali, e così via. Alcuni "black metallers", e i loro fan e complici, probabilmente, continueranno a fingere - e in effetti a credere - di aver qualcosa in comune con Burzum, ma lasciate che Vi rassicuri, non l'hanno. Io faccio una musica che può esser descritta come un genere di musica metal, è vero, e anche loro, ma le similitudini finiscono qui. Freud scrisse libri. Tolkien scrisse libri. Le similitudini finiscono qui.

Perché di nuovo Burzum? Beh, sono quel che sono, un musicista. I musicisti fanno musica, quando possono, e io ora posso: non sono più imprigionato dal regime criminale anti-norvegese norvegese. Sarà buona musica, la mia? Io credo che se Burzum Vi piace, Burzum Vi piace; se non Vi piace, non Vi piace. Io non provo sempre a cambiare, ma la maggior parte delle volte fallisco, e in molti lo apprezzano. Altri non lo apprezzano.

L'album in uscita è intitolato "Den Hvite Guden" (Il dìo bianco), ed è una descrizione musicale e lirica del dìo bianco (alias Apollo, Baldr, Belenus, Belus, Bragi, Byelobog, Jarilo eccetera) e degli eventi annuali della sua vita. Descrivo le vicende dei miti come avrebbero potuto esser state prima che esse diventassero miti, offrendoVi dei piccoli assaggi della magìa e della religione dell'antica Europa (descritti più approfonditamente nel mio libro inedito "Trolldom og Religion i Oldtidens Scandinavia" [Sorcery And Religion In Ancient Scandinavia]). Esso non è inteso per suonare in stile "gretto metal", piuttosto io immagino un ascoltatore che voglia sedersi, idealmente in solitudine, e che voglia per un attimo pensare al dìo bianco e ai nostri progenitori, che fossero essi pitti britannici, finnici, gallici, greci, romani, scandinavi, scito-slavi, daco-traci o che altro, e alla loro magnifica, brillante, positiva, bella, sana e forte cultura. Io cerco di aiutarVi a creare un'immagine di questo per mezzo della Vostra stessa mente, offrendoVi alcuni indizi e linee guida. Si tratta di un album politico solo in quanto esso offre un'alternativa alla depravazione che ci propinano l'invadente cultura popolare e l'industria commerciale dell'intrattenimento - e anche il cosiddetto black metal moderno, del resto.

L'album di debutto fu intenzionalmente anti-commerciale e anti-death metal; "Det Som Engang Var" fu un album sperimentale; "Hvis Liset Tar Oss" fu intenzionalmente monotono e rituale; "Filosofem" fu intenzionalmente differente dagli altri; "Dauði Baldrs" fu ciò che potei fare in una cella di prigione, e anche "Hliðskjálf"; ma tutti erano musica che amavo. "Den Hvite Guden" in questo senso non è diverso, ma io sono più vecchio ora, in effetti ho il doppio degli anni che avevo quando registrai il primo album, di conseguenza sono diverso. Il nuovo album potrebbe differire dai vecchi più di quanto alcuni potrebbero apprezzare, ma spero di no. Se anche alcuni di Voi apprezzano il vecchio Burzum, dev'essermi permesso di evolvere così come a tutti. Forse Vi piacerà anche il nuovo Burzum. Non farò del mio meglio per copiare e riprodurre la mia vecchia musica solo per compiacere qualcuno. Non l'ho mai fatto e mai lo farò. Se essa suona simile, è perché è stata creata dalla stessa persona; se suona diversa, è perché non è la stessa musica e mi sono evoluto.

Posso aggiungere che come sugli altri album metal (eccezion fatta per "Hvis Lyset Tar Oss"), su "Den Hvite Guden" ci saranno alcune tracce di Burzum molto vecchie. Su "Filosofem" figurava la traccia "Burzum", del 1991, e su "Den Hvite Guden" ci sarà la canzone "Uruk-Hai", del 1988-1989, sebbene titolo e liriche siano stati cambiati per adattarli al nuovo concetto. Ci sarà anche la versione metal originale della traccia "Dauði Baldrs", del 1993. In un certo senso, anche quest'album non avrà "nuovo materiale", ma esso sarà, appunto, una collezione di tracce in precedenza non pubblicate, alcune nuove, altre vecchie. Se alcuni pensano che le mie abilità compositive siano del tutto scomparse, allora almeno ci saranno alcune gemme anche per loro.

Potete aspettarVi di vedere "il dìo bianco" intorno a marzo-aprile (anno 2010), quand'egli, per tradizione, ritorna dal mondo nascosto delle ombre.

Con rispetto,
Varg Vikernes
(14.11.2009)
Traduzione di Lupo Barbéro Belli



Scritto in esclusiva per www.burzum.org




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